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Renato Miani (1965) - Nel segno di Giona - Pluvia Celestis
Primo quadro della trilogia “Genesi” dedicata al sito patrimonio dell’umanità Unesco che comprende l’area archeologica e la Basilica Patriarcale di Aquileia, il brano per coro virile e pianoforte prende a prestito un testo dei Sermoni di San Cromazio, arcivescovo d’Aquileia e scrittore romano definito da San Girolamo «il più santo ed il più dotto di tutti», per ordire una drammaturgia sonora di grande polifonia ispirata ai discanti del patrimonio patriarchino. La maestria del compositore friulano Miani è così in grado di dare forma alla “rugiada”, alla “pioggia celeste” elevando in chiave contemporanea l’atto della predicazione apostolica in un’esaltazione dello spirito attraverso il suono della parola.
Eric Whitacre (1970) - Lux aurumque
Luce di Dio, come sottotitola questo brano corale lo statunitense Eric Whitacre, ispirato da un poema di Edward Esch e tradotto in latino da Anthony Silvestri. Un canto raffinato, con condotte armoniche ristrette ed equilibrate, a bassa voce e quasi parlate, raccolte in una intimità celestiale che si apre ad un canto elevato di spiritualità. Leggero, caldo e pesante come l'oro puro, così gli angeli cantano dolcemente al neonato.
Franz Schubert (1797-1828) - Der 23. Psalm
Il Signore è mio pastore, non manco di nulla. L’Adagio cameristico di Franz Schubert nella versione per coro maschile e pianoforte, è un invito alla comunione divina che si libra nelle freschezze melodiche e nelle sottili modulazioni del maestro dei lieder. Il brano è rivestito da un’aurea di pudore, rinvigorito da ricchezze armoniche ed espressività pianistiche chiamate ad esaltare i significati del testo in lingua tedesca.
Kentaro Sato (1981) - Expergisci
È il Risveglio del compositore giapponese Kentaro Sato, autore della musica e del testo, tradotto in latino per restituire con aderenza l’effetto sacrale di questo canto iniziatico della rinascita. La pace dell’alba, il respiro della natura, il canto degli uccelli al sorgere del sole, sono alcuni tra i momenti evocativi di un Eden ritrovato. Un’elevazione laica che si dispiega nelle volte universali di pace e fratellanza.
Giuseppe Rachel (1858-1937) - No potho reposare (Arrangiamento Valter Sivilotti)
È il più bel canto della tradizione sarda, qui espresso da voci virili sostenute dal violoncello su note lunghe, fino all’apertura di un vero controcanto. Una versione che imprime ad “A diosa” (Alla dea), questo il titolo originale dai versi di Salvatore Sini, un’elevazione sacrale. Un poema amoroso che è entrato nel novero delle più conosciute arie della letteratura musicale in lingua minoritaria, reso in uno speciale arrangiamento che ne esalta i profondi sentimenti
Manolo Da Rold (1976) - Ubi caritas
L’inno attribuito al Patriarca Paolino d’Aquileia, in uso come antifona per la lavanda dei piedi il Giovedì Santo, ritrova nella versione di Manolo Da Rold l’essenza dei significati di umiltà e ospitalità. Sono dedizioni e pratiche proprie del mondo antico, restituite attraverso la musica con sentimento alle attese del vivere odierno. Dove ci sono carità e amore, Dio è lì. Il canto si libra in crescendo espressivi, ad invocare una pace universale che possa dirsi eterna.
Giovanni Sollima (1962) - Guerra da “Canti rocciosi” (Adattamento Ferdinando Mussutto)
Liberamente ispirato dal romanzo “Addio alle armi” di Ernest Hemingway, il sesto movimento della suite di Sollima è un vero e proprio attacco alla stupidità dell’uomo. Forte la domanda: “Perché non smettono di combattere?”, tra sirene, declamati ossessivi, scandite posizioni di un dichiarato ripudio ad ogni guerra, passata e presente.